a dance story

C’è un momento in cui ci si accorge di essere diventati trasparenti. Le definizioni scivolano addosso come abiti inadatti: madre, figlia, amante, corpo, pensiero, ferita. La voce narrante si aggira tra i rottami delle proprie identità, cercando un punto fermo in un mondo che muta forma appena lo si guarda.
È una storia fatta di frammenti e di soglie: tra infanzia e adolescenza, tra maschile e femminile, tra la memoria e ciò che resta fuori campo. Un tempo esisteva l’illusione di appartenere, di sapere cosa si desidera, cosa si è. Ora resta solo il rumore del proprio respiro che rimbalza nel vuoto di relazioni spezzate, amori irrisolti, parole non dette.
C’è chi scrive lettere nella notte, chi si disegna i tagli dell’altra addosso, chi cerca un dio nei messaggi scambiati con uno sconosciuto insonne. E intanto il corpo si fa pagina, mappa, campo di battaglia e di cura. Il dolore prende la forma dell’arte, la fragilità si traveste da forza, l’amore diventa un gesto silenzioso da proteggere “oltre l’errore del tempo”.
Non si cerca più una verità. Si cerca una presenza. Una voce che risponda. Un posto dove mettere l’amore, anche quando non si sa più dove andare.
Anche quando non si sa più chi si è.